mercoledì 28 dicembre 2016

Le tre regole per vedere il bicchiere mezzo pieno!

Le tre regole per vedere il bicchiere mezzo pieno!


Sta arrivando la fine dell'anno e ognuno inevitabilmente segna la linea dei mesi passati e inizia a fare i conti di quello che ha e di quello che vorrebbe avere per se stesso nel nuovo anno.
Non sempre i conti sono in positivo, per le mille ragioni e avvenimenti che una persona ha vissuto durante l'anno o anche durante gli anni. Ma cambiare rotta è possibile e permette di vivere meglio, guardando il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto, per avere quel giusto ottimismo e affacciarsi al nuovo anno con entusiasmo e grinta.

Come riuscirci? Inizia da queste semplici regole:

  • Guarda alla tua esistenza con lo spirito di un esploratore, con la curiosità giusta per capire cosa ancora ti può riservare, evitando false aspettative o inutili illusioni.
  • Il percepirti come all'interno di un tutto, senza sentirti il solo e unico responsabile di quello che ti circonda, riesce a far diminuire la pressione delle aspettative che hai verso te stesso e verso gli altri e ti può aiutare a godere della quotidianità della vita.
  • Puntare su quello che si ha e darsi obiettivi a breve termine e raggiungibili, ti farà eliminare il rischio di sentirti frustrato dalla vita e oppresso dalle mille cose che ci sono da fare.



Questo ottimismo è possibile coltivarlo sentendosi padroni della propria vita e dandosi delle priorità a seconda dei propri bisogni, non tanto materiali quanto emotivi e affettivi, perché una vita piena e positiva parte da relazioni ricche e soddisfacenti prima con se stessi e poi con gli altri.

sabato 3 dicembre 2016

L'ansia, una catena che imprigiona ma che può essere spezzata.

L'ansia, una catena che ci imprigiona.

L'ansia si manifesta in varie forme. Una di queste è proprio la sensazione di avere a livello dello stomaco un blocco, una catena che non riesce a sciogliersi.
Che cos'è? E come si può districare?
Questa ingombrante e fastidiosa presenza è una tensione muscolare creata da una serie di emozioni in conflitto tra loro che sono scaturite da un episodio vissuto o comunque da un ricordo riaffiorato nell'inconscio. Queste emozioni sono in un certo senso il "vorrei ma non posso" che intrappola molte persone nella quotidianità, ad esempio: "vorrei potermi permettere di arrabbiarmi con quella persona che mi ha trattato così in ufficio, ma non posso perchè se poi lo faccio chissà cosa succede, chissà cosa pensano gli altri di me!"

Come si può districare la catena? Sembra facile, ma non lo è, non basta solo sapere ma ci si deve permettere di superare le proprie sovrastrutture e concedersi di sentire le proprie emozioni e viverle nel modo più costruttivo possibile. Per fare questo, spesso serve uno specialista che aiuti a fare proprio tale lavoro di riconoscimento dell'esperienza emotiva personale. La tecnica secondo me migliore per affrontare questo problema è l'ISTDP, che io stessa utilizzo nelle sedute con i pazienti che seguo e con la quale sto ottenendo ottimi risultati e di cui prossimamente vi parlerò più in maniera più approfondita.  

lunedì 21 novembre 2016

7 indizi per capire se sei dipendente dal tuo smartphone.

Tutto ciò che crea piacere può creare dipendenza e il cellulare non fa eccezione!
Scopri se ne sei dipendente!

Oggigiorno tutti abbiamo un cellulare, alcuni ne hanno anche due e spesso ne siamo ormai dipendenti.
Ormai molti di noi ci lavorano, leggono e scrivono e-mail, si fanno pubblicità sui social e il cellulare (meglio: lo smartphone!) diventa una segretaria, un informatore di tendenze, insomma diventa indispensabile.
Molti di noi, soprattutto i rappresentanti delle nuove generazioni, non ricordano un tempo in cui il cellulare non c'era e, anche chi come me è sui quaranta, fatica a ricordare di come si faceva quando non lo avevamo a disposizione; questo perché il telefonino è una vera rivoluzione nelle comunicazioni, nelle relazioni, nel comprendere la realtà che ci circonda!
Ovviamente come tutte le cose nuove che funzionano lo smartphone ha una grande quantità di pro, assieme anche a una buona quota di contro. Ma come possiamo capire se il nostro smartphone si è trasformato da uno strumento utile a una dipendenza?

Alcuni sintomi di dipendenza sono:

-La prima cosa che faccio al mattino è controllare il cellulare
-Quando mi annoio uso il cellulare
-Il tempo che passo al telefono aumenta sempre di più
-Divento preoccupato e irritabile se non ho con me il telefono
-Invece di godermi i momenti più emozionanti penso solo a come posso postarli e quale foto ci starebbe meglio
-Ho capito di passare troppo tempo davanti al cellulare. Ho provato a ridurlo ma non ha funzionato
-Ho litigato con qualcuno della mia famiglia perché passo troppo tempo davanti al cellulare.

Se vi ritrovate nella maggior parte di queste risposte allora potreste avere una vera e propria dipendenza da smartphone.
Un piccolo rimedio può essere quello di darvi dei limiti, ad esempio dopo le 19 potete iniziare a metterlo in un cestino nell'entrata di casa e non guardarlo più fino all'ora di mettere la sveglia x il giorno dopo, cercando quindi di fare una pausa di qualche ora per dedicarvi completamente alle vostre relazioni famigliari in modo completo e presente.

lunedì 14 novembre 2016

Superare il momento del distacco in modo efficace per entrare a scuola con il sorriso!


Superare il momento del distacco in modo efficace per entrare a scuola con il sorriso!  

Un incontro formativo dedicato ai genitori che sentono ancora difficile per il loro bambino il momento del distacco davanti alla porta della scuola.
Ci incontreremo alla Scuola dell'Infanzia S. Maria Assunta di Camponogara (VE), Giovedì 24 Novembre dalle ore 17 alle ore 18.30. Per informazioni potete contattare la segreteria della scuola allo 041462288.
A presto!

lunedì 7 novembre 2016

Attenzione, davvero volere è potere? La nostra mente non funziona proprio così!

Attenzione, le eccessive aspettative possono schiacciarci.

Quante persone si sono sentite dire: "Se lo vuoi davvero allora puoi farlo", e quante si pongono quotidianamente degli obiettivi personali che molto spesso non raggiungono!
Molte filosofie di pensiero, anche quelle più concrete e familiari portano a credere che "volere è potere", e quindi se un individuo non ce la fa è semplicemente perché è pigro, poco motivato e comunque è esclusivamente colpa della sua scarsa volontà; ma il cambiamento stesso a volte ha delle matrici così profonde che la sola volontà, come sana presa di coscienza a se stessi, non basta, e l'individuo può sentirsi schiacciato dall'aspettativa del dovercela fare con la sola volontà.
Molti dei problemi che vorremmo affrontare non sono sempre controllabili dalla nostra sola volontà, e quando non basta il "solo volerlo" è indispensabile andare ad attingere all'inconscio, al perché EMOTIVO della resistenza al cambiamento, al perché sia così difficile cambiare quella abitudine dannosa o quel comportamento che si sente non voluto ma che poi comunque viene ripetuto. 
Perché non sempre si riesce a cambiare? Che cosa succede mentre avviene il cambiamento? Come reagiscono gli altri se davvero poi si cambia?

Lo si può comprendere anche facendosi sostenere da un terapeuta, che possa aiutare ad andare oltre alla volontà, oltre alle situazioni che si hanno sotto controllo e di cui si è consapevoli, e lo si può fare non solo con la volontà ma con il coraggio di entrare nel proprio mondo interno, riappropriandosi del proprio vissuto emotivo e conoscersi fino in fondo, in fondo alle paure alla rabbia e alle ansie.

lunedì 17 ottobre 2016

Resilienza

Diventa la pecora bianca!

Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai.
Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare.

La resilienza è la capacità di un soggetto di adattarsi in modo costruttivo alle diverse avversità della vita, che si tratti solo di alcuni eventi stressanti o di veri e propri traumi.

È la dote che permette di vedere l'appiglio positivo anche di fronte a una delusione improvvisa, che fa restare sul bordo senza precipitare e anzi elevandosi a vette più alte, la dote di prendere ciò che non era previsto, (ma ci è piombato tra capo e collo), e di usarlo per ricavare una nuova strada verso la felicità e la soddisfazione.

Resilienti si nasce o si diventa? Alcuni vi nascono e sono le pecore bianche della famiglia, del gruppo, quelli che nonostante non abbiano avuto un' infanzia felice o costellata di buoni esempi, ce la fanno ad essere diversi dai propri familiari e lo fanno in modo positivo, costruttivo e di talento.

Poi ci sono quelli che tale dote la vogliono apprendere e lo fanno con fatica, magari grazie all'aiuto di un professionista che potrà insegnar loro ad avere fiducia in sé stessi, migliorando l'autostima e la capacità di leggere il presente e le situazioni che vivono in modo differente, usando strategie nuove per sentirsi efficaci e protagonisti della propria storia.
Se desiderate anche voi diventare più resilienti, se volete anche voi trovare nuove vie per fare ciò che desiderate con quello che la vita vi offre, contattatemi e troveremo insieme la strada migliore per farlo diventare realtà.

Se la vita ti da limoni, fatti una bella limonata (Stephen King).

lunedì 26 settembre 2016

Soffri di una malattia che ritieni essere di origine psicosomatica? Non rinunciare a cercare una soluzione!

Soffri di gastrite e credi sia una questione psicosomatica? Non rinunciare a cercare una soluzione!

"...Io soffro di gastrite...ma tanto so che dipende dallo stress e  perché sono arrivata a stressarmi così, e mi tocca tenermela!"

Il fatto di percepire, di capire le origini di un malessere non dà sempre modo di evitarlo o di tamponare poi le conseguenze che lasciano invece una traccia indelebile nel fisico e una certa sensibilità che, in condizioni di stress, torna poi a farsi sentire.

Ma cos'è la somatizzazione? Si tratta della trasformazione delle emozioni vissute in problemi fisici o disturbi psichici, in un sistema complesso in cui ogni organo è anche simbolo del conflitto emotivo sottostante.
Quindi cosa succede quando si somatizza un evento stressante? Quando il corpo parla al posto della psiche?
In pratica, quando si vive un disagio interiore o un momento di stress intenso, se la mente non riesce a riconoscere, sperimentare e buttare fuori il carico emotivo di rabbia, frustrazione, dolore e colpa queste emozioni poi finiscono con l'incidere sulla salute di un determinato organo.
Per questo è fondamentale che oltre a capire il motivo per cui il malessere si presenta è importante imparare a comprendere, conoscere e vivere le situazioni che lo fanno scattare, riuscendo anche a sentirlo appieno e lasciandogli trovare una strada di espressione esterna (comportamenti, azioni, parole) e non interna (dolore fisico, malessere, gastrite...).

Nella cura dei disturbi psicosomatici sta prendendo piede anche in Italia una tecnica psicoterapeutica molto efficace, l'ISTDP (che io stessa sto utilizzando) che permette proprio di far riconoscere, vivere e gestire in modo efficace ai pazienti i propri conflitti interiori, comprendendoli ad un livello più profondo rispetto a quello cognitivo, sperimentandone la forza e la potenza, per poi riuscire a gestirli in un modo del tutto costruttivo e non più autodistruttivo, attraverso la comprensione del fatto che se ci si tratta male e non si ha il coraggio di ascoltarsi si finisce con il distruggersi. 
Questo approccio terapeutico riesce ad ottenere in tempi relativamente brevi ottimi risultati con molte malattie psicosomatiche, più efficacemente rispetto ad altre forme di terapia. Non esitate in caso di bisogno a cercare lo specialista di questa disciplina più vicino a voi: la vostra salute e il vostro benessere vi ringrazieranno!

giovedì 22 settembre 2016

COME GESTIRE ANSIA E STRESS - TEORIA E PRATICA. Al via i nuovi corsi!

Gestire Ansia e Stress si può!

Partiranno ad ottobre i nuovi corsi che condurrò assieme alla collega Psicologa Jessica Catalano:


Sempre più spesso si parla al giorno d'oggi dei problemi legati ad Ansia e Stress, e tanti hanno avuto modo di sperimentarli anche se in gradi diversi. L’obiettivo di questo corso vuole essere proprio quello di far capire cosa sono, come questi agiscono sul nostro corpo e sulla nostra mente, da dove hanno origine, e soprattutto insegnare all'utente valide tecniche pratiche di riduzione e controllo dell'Ansia e dello Stress.

I corsi avranno luogo grazie all'organizzazione dell'Università Popolare di Camponogara nelle giornate di lunedì mattina dalle 8.45 alle 10.15 a Camponogara e martedì dalle 20.40 alle 22.10 a Vigonovo (VE). 

Per informazioni e iscrizioni, contattate la segreteria dell'Università Popolare di Camponogara tramite il sito web o telefonicamente ai numeri:
041.51.58.030 - 331.8228533

Affrettatevi!


lunedì 19 settembre 2016

I genitori pensano di non passare tempo sufficiente con i propri figli... Lo pensi anche tu? Tre indizi per capire se passi abbastanza tempo con tuo figlio.

Condividete coi vostri figli le piccole esperienze di ogni giorno!

Molti genitori pensano di non passare abbastanza tempo con i loro figli e sentendosi quindi in colpa tendono a compensare con regalini vari o concessioni alle regole base dell'educazione.
Ma cosa serve ad un figlio per non sentirsi lasciato a se stesso?

  • Serve che il genitore dedichi un tempo sufficiente per riuscire a vivere assieme parti della giornata, dove il figlio può trovare il tempo e lo spazio psicologico di raccontarsi sentendosi ascoltato.
  • Serve che si possano condividere assieme alcune esperienze anche se piccole, come ad esempio lo sport.
  • Serve molto anche giocare assieme, questo lo si può fare a tutte le età e richiama la riscoperta del bambino interiore che ogni adulto/genitore ha dentro, e che chiede solo di venire fuori e di potersi sintonizzare con il proprio figlio.

Tutto questo richiede una discreta dose di quotidianità e di spazi che il genitore si ritaglia per la gioia di stare con i propri figli, vederli cresce e poter dire: "Quando aveva bisogno di me, io c'ero".

Questo è quello che un figlio chiede, e se vi siete riconosciuti nei tre punti sopra elencati allora siete sicuramente dei genitori presenti e non avete nulla da rimproverarvi... continuate così!



domenica 11 settembre 2016

Inizia la scuola! Che emozione! Come aiutare il tuo bambino a non sentirsi troppo agitato in due mosse.

La scuola sta iniziando! Aiutiamo i nostri ragazzi a viverla al meglio.

Che sia l'inizio di un nuovo anno scolastico o l'inizio di un ciclo di studi, ricominciare la scuola porta sempre una certa quota di emozione, tensione e forse un po' di ansia.
Non preoccupatevi, è tutto nella norma perché questa condizione di "cosa succederà", "come andrà" investe tanto i bambini quanto i genitori.
Per aiutare i bambini (ma anche un po' i genitori!) a sentirsi meno tesi prima di quella che si prospetta una nuova avventura, è importante:

  • Condividere con i propri figli queste sensazioni: così facendo si riesce a sintonizzarsi sui loro sentimenti e questo li farà sentire più capiti e meno agitati, di conseguenza quindi più sicuri si se stessi e con maggiore autostima.
    Ad esempio: "So che sei un po' emozionato, anch'io lo sono ed è normale perché inizia una nuova avventura e la affronteremo assieme"
  • E' giusto sdrammatizzare un po' ma senza sminuire e minimizzare troppo l'impatto emotivo che comunque un'esperienza nuova porta, soprattutto con i bambini che tornano a vedere amici graditi ma anche magari qualche conoscenza sgradita. Questo rinforza la sensazione dei bambini di essere capaci di affrontare anche situazioni che non conoscono e che non possono controllare.
    Ad esempio: "Vedrai che anche questa volta andrà bene anche perché in tutte le nuove imprese in cui ti sei buttato sei sempre stato capace di cavartela bene e anche stavolta non sarà diversa".
    Un esempio che sarebbe meglio non seguire è: "Ma figurati l'hanno fatta tutti e la farai anche tu perché non sei mica un cretino come invece tuo cugino Gigetto che..."

Questi piccoli accorgimenti vi permetteranno di vivere assieme a vostro figlio e di condividere una nuova esperienza, che affrontata con la giusta serietà ma anche con adeguata leggerezza diventerà un tesoro di buoni e importanti ricordi, relazioni ed emozioni.



lunedì 5 settembre 2016

A cosa non dovrebbe mai rinunciare una donna? A non essere stressata! Un facile esercizio per gestire ansia e stress.

Indecisioni, conflitti...che stress!

A cosa non dovrebbe mai rinunciare una donna?
È lo slogan di una nota marca di accessori femminili che lancia l'ottimistico messaggio alle donne di ogni età che affrancarsi come tali è meraviglioso e non comporta delle rinunce.
"...io non rinuncio alla famiglia per il lavoro...
...io non rinuncio al lavoro per la famiglia...
non rinunciare mai ad essere donna..."
Sono stati così intelligenti da mettere in ogni situazione una donna differente, così da pensare che lo spot volesse comunicare che ogni donna può fare le sue scelte per non rinunciare a quello che per lei è più importante in quel momento, che sia in questo caso il lavoro o la famiglia, e lo può fare con grande grinta, autonomia e serenità, come se scegliere fosse indolore.
Forse per alcune fortunate donne è così ma per altre dover in qualche modo fare una scelta tra ruoli che scandiscono la propria vita e che identificano la personalità può non essere semplice e può creare conflitti intensi, che fanno scaturire situazioni d'ansia e di stress con sintomatologie a volte importanti.
Per gestire in parte e in prima battuta queste situazioni potete redigere il vostro schema delle priorità.

Questo esercizio è mutuato dalla terapia cognitivo-comportamentale e si tratta di prendere un foglio e di scrivere da un lato i pregi e dall'altro i difetti che emergono dal scegliere o meno una o l'altra opzione in una data situazione.

Situazione d'esempio: dovrei rinunciare alla famiglia per il lavoro?
Schema: si scrive su di un foglio "rinuncio alla famiglia". Dividete il foglio a metà e da un lato scrivete PRO e dall'altra CONTRO e poi sotto incolonnate i pro e i contro.


Come vedete in questo caso sono più numerosi i contro, per cui rinunciare alla famiglia per questa persona avrà più svantaggi che vantaggi.

In questo modo si stillano delle priorità e ci si può concentrare meglio su alcuni punti riducendo così la confusione, l'ansia e la sensazione schiacciante del "non so che fare". Il fatto di rinunciare comunque a delle cose è normale e l'idea che possiamo fare tutto e che non ci siano rinunce da fare è un'illusione che può solo causare stress e cioè uno squilibrio tra quello che si sente di poter dare e quello che l'ambiente esterno ci richiede di essere.

Poi ovviamente il passo successivo è quello di andare a parlarne con un terapeuta perchè un grande conflitto che nasce nel presente è spesso figlio di un conflitto vissuto (in modo consapevole o inconsapevole) con alcune figure del proprio passato.
Così prendere delle decisioni importanti che segnano il proprio destino non sarà forse una passeggiata ma sarà sicuramente una vostra scelta, che vi lascerà convinte al 100%, e soprattutto che vi lascerà la convinzione di sentirvi padrone delle vostre vite e libere di viverle.



lunedì 15 febbraio 2016

Soffri d'insonnia? Ecco 3 modi per sconfiggerla.

L'insonnia si può vincere!

L'insonnia può avere varie cause, tanto fisiologiche quanto psicologiche. Qui mi occuperò di fornirvi alcuni rimedi per affrontare al meglio un'insonnia di tipo psicologico, legata quindi a un periodo più o meno lungo e intenso di stress che può portare a rimuginare a lungo prima di addormentarsi, finendo per farlo sempre più tardi o arrivando ad avere risvegli agitati e ricchi di tensione dove ritrovare il sonno sembra impossibile.

Ovviamente non voglio entrare in merito all'eventuale utilizzo di farmaci che possano creare un sonno indotto, ma vi darò tre suggerimenti che vi aiuteranno ad attenuare l'ansia che sottende all' insonnia.

  1. Create una routine: riuscire ad andare a letto sempre alla stessa ora e creare quindi una certa ritualità aiuta a regolare e modificare i comportamenti che perpetuano i problemi di sonno.
  2. Tecniche di rilassamento: utilizzare varie tecniche di rilassamento come la meditazione, vi aiuterà ad entrare più in contatto con voi stessi e ad abbassare il livello di attivazione cerebrale che vi costringe a rimanere svegli.
  3. Rivolgersi ad un esperto: è importante capire quando il "fai da te" non è più sufficiente e rivolgersi quindi a un terapeuta esperto di meccanismi d'ansia; quest'ultimo potrà aiutarvi a mettere in scacco i vostri problemi, anche in poche sedute, ridandovi quindi la serenità che state cercando.

E' importante comunque sempre affrontare l'insonnia e non sottovalutarla, perché la carenza di sonno può portare con se molte altre conseguenze sia psicologiche (come la depresssione) che cognitive (come perdita di attenzione) e fisiche (come ipertensione e ictus).
Risolvere i piccoli grandi problemi di ogni giorno può essere possibile ricordatelo sempre: parlarne con i propri famigliari, amici e esperti del settore può davvero cambiarvi la vita in poche mosse.

domenica 14 febbraio 2016

L'amore rinasce...

L'amore rinasce...

Sembra che l'innamoramento sia una questione di chimica e questo, forse, rappresenta il primo step, quello più semplice, quello istintivo, quello che ti fa scorrere ormoni e stupidità nelle vene, soprattutto se sei un maschietto. 
Questo però è l'innamoramento, e la scienza dice che durerà solo 5 anni... ma l'amore, quello "eterno"... rinasce tutti i giorni, nei piccoli gesti, nelle quotidiane attenzioni, nella voglia di fare l'amore con il tuo partner anche solo quando lo guardi negli occhi e nella voglia di stare assieme a lui anche quando ti fa francamente incazzare!
Buon San Valentino a tutti.

lunedì 25 gennaio 2016

Il sonno nei bambini: mappa di base dei bisogni dei nostri piccoli.

Il sonno nei bambini è una complessa alchimia.

Molto del nostro tempo lo dedichiamo a dormire ed è una delle esperienze più appaganti. Può quindi essere interessante capire come cambia il sonno si trasforma nella vita di una persona, da bambino da adulto all'anziano. Oggi tratterò il ritmo del sonno del bambino dagli 0 ai 12 anni, così da confortare i neo genitori e dare un senso alle loro levatacce! Prendetela sempre come una "mappa" puramente indicativa, in quanto può variare da bambino a bambino.

Il ritmo sonno-veglia del bambino nei primi mesi di vita è molto diverso da quello dell'adulto; nei primi mesi infatti il bambino non conosce la differenza fra giorno e notte perché il suo ritmo è indipendente dall'ambiente, regolato dai bisogni interni legati alla fame e alla sete, e dura intorno alle 25 ore. Stare con un bambino nei primi mesi significa adattare i propri ritmi ai suoi e non cercare di resistere o modificare solo alcune abitudini per continuare a fare le cose che si facevano prima. Le modificazioni più importanti si verificano nei primi 6 mesi, successivamente le variazioni tendono ad essere minime. 

Tra i 4 e i 6 mesi un bambino può iniziare a dormire anche 6 ore continuative durante la notte, riesce a stare più tempo sveglio durante il giorno e inizia ad essere influenzato dal ritmo luce-buio. La quantità totale di sonno ammonta a 12-14 ore e si distribuisce prevalentemente nella fascia notturna. Tra i 6 mesi e i 4 anni il tempo di sonno si riduce progressivamente fino a 10-12 ore, tra sonno notturno e diurno, e aumenta la veglia. A 1 anno il bambino dorme 13 ore, tra 3 e 4 anni 12 ore; si passa da 3-4 sonnellini giornalieri a 6 mesi, a 2 verso i 12 mesi, poi uno solo di pomeriggio, un po' più lungo, a 18 mesi. Intorno ai 9 mesi si verifica un aumento dei risvegli notturni tra le 21 e le 24 e tra le 3 e le 6 (l'84% dei bambini si sveglia almeno una volta), aumento che continua spesso fino a 2-3 anni. 

Man mano che il bambino prende sempre più coscienza del mondo che lo circonda, gli stimoli esterni possono iniziare a disturbarlo durante la notte e anche la sua fantasia, che si traduce nel mondo onirico con sogni ed incubi, può cominciare a interrompergli il sonno. Tra 5 e 12 anni è il periodo del sonno "migliore" e della maggiore capacità di essere vigile ed attento: il sonno evolve verso un pattern adulto con durata tra le 8 e le 9.5 ore, la struttura del sonno è più stabile, scompare il sonno diurno e l'addormentamento è rapido. L'orario di addormentamento ritarda progressivamente mentre l'orario di risveglio rimane fisso. Quello descritto è il ritmo veglia-sonno standard che però può variare sensibilmente da bambino a bambino a seconda della sua neurofisiologia.


lunedì 18 gennaio 2016

L'insonnia, origini e caratteristiche.

L'insonnia, un problema comune a un terzo della popolazione.
 
 
Vi siete mai chiesti perchè non riuscite a prendere sonno? E magari vi sentite anche gli unici ad avere questo tipo di problema e a svegliarvi la mattina con delle occhiaie da record? Be', sappiate che condividete questa "scocciatura" con un terzo della popolazione, ma soprattutto che per l'insonnia si può davvero fare qualcosa. 
 
Il sonno è legato a processi fisiologici e psicologici così delicati e sensibili, che la lista dei fattori che possono influenzarlo è lunghissima: l’alimentazione, l’esercizio fisico, l’alcol, l’ambiente, le abitudini, lo stato emotivo, gli impegni della giornata seguente... solo per citarne alcuni. Gli italiani insonni oscillano tra i 12 e i 15 milioni (le donne sono il 70%). E ci sono buone probabilità che, pur appartenendo a questo vasto gruppo, non facciate nulla per uscirne: il 56% degli insonni d’Italia non si cura. Il primo episodio di insonnia è spesso associato a un evento stressante: un esame scolastico, un nuovo lavoro, la nascita di un bambino, eccetera. 
 
Per la maggior parte delle persone, i disturbi del sonno hanno una natura transitoria, perdurano alcuni giorni, e si risolvono una volta superato l’evento stressante. Tuttavia, per alcuni la difficoltà può persistere nel tempo anche dopo la scomparsa della causa primaria prendendo un decorso intermittente, con brevi episodi ripetuti strettamente legati a eventi stressanti. Può però anche diventare un problema cronico (anche in questo caso può esserci una notevole variabilità da notte a notte in cui occasionali notti di sonno buono seguono a periodi di sonno disturbato).  
 
Nel caso in cui l'insonnia sia cronica il quadro psicologico più classico comprende una forma di ansia anticipatoria centrata sul sonno (di solito riguardo al fatto di non essere in grado di dormire), a cui a volte può aggiungersi anche una preoccupazione eccessiva per la carenza di sonno; sue conseguenze sono di sicuro un disturbo per chi le vive, portando il soggetto a sperimentare un vissuto di impotenza e di grande disagio. Anche alcuni tratti di personalità possono influenzare l’andamento del sonno, come nel caso della tendenza alla rimuginazione ed alla preoccupazione.   Le due classificazioni nosologiche principali dei disturbi del sonno operano una distinzione sostanziale tra insonnia primaria e insonnia secondaria a seconda del tipo di relazione (anche di tipo “causa – effetto”) tra l’insonnia e sintomatologie di tipo ansioso e/o depressivo.

giovedì 14 gennaio 2016

Perché si inizia una psicoterapia, ovverosia 3 motivi per andare dallo “strizzacervelli”


Perché andare dallo Psicoterapeuta?

Iniziare un percorso in Psicoterapia è sicuramente una decisione difficile da prendere e chi decide di farlo in genere ci pensa molto, ha vari tentennamenti, chiede consiglio ad internet cercando nelle varie liste di psicoterapeuti, analizza i propri sintomi ed passa per altre mille indecisioni che lo portano a procrastinare fino alla fatidica... “goccia che fa traboccare il vaso”.
Così si cerca infine (o meglio finalmente!) l'aiuto di un professionista, e alla fine i principali motivi possono essere 3:

  1. Il primo e grande motivo è la sensazione pesante e pressante di un malessere di fondo.
  2. La presenza di una serie di sintomi che invalidano la nostra quotidianità (ad esempio non riuscire più a guidare un auto).
  3. La voglia di ritornare a prendere in mano le redini della propria vita e guardarsi allo specchio riconoscendosi al 100%.

La scelta di affidarsi a uno specialista, se non si è capaci di affrontare queste problematiche, non solo è giusta ma è anche sana: ogni passo intrapreso per raggiungere la pace e la serenità che meritiamo è infatti di fondamentale importanza per la nostra felicità.